“Vieni avanti”
Il concorrente poggia sul piano un piatto di arrosto di vitello glassato al miele con contorno di barbabietola affumicata. Lo chef assaggia lentamente.
“Che cos’è questa merda?”
Il concorrente non risponde, inizia a sudare.
“Guarda questo vitello! Guarda il colore! Sembra merda. Tu hai figli?”
“Sì chef”
“Gli daresti da mangiare questa merda?”
Il concorrente non risponde, con un gesto veloce della mano si asciuga una lacrima prima ancora che fuoriesca.
“Questa barbabietola sembra mestruo di un mese fa. Il mestruo fresco almeno è buono! Questo è mestruo di un mese fa! Fa schifo!”
Il concorrente inizia a tremare. Lo chef lancia la forchetta sul piatto, schifato.
“Questo è un affronto personale. Tu non mi puoi far assaggiare un piatto così di merda. Sei… sei un idiota”
“Sì chef”
“COSA HAI DETTO?”
“Sì chef!”
“Torna al tuo posto, prima che mi arrabbi davvero.”
Il concorrente si volta, e appena date le spalle allo chef inizia a piagnucolare. Lo chef scuote la testa. Arriva un altro concorrente che presenta allo chef un piatto di spaghetti aglio e olio molto abbondante.
“Scusa, quanti grammi di pasta hai fatto?”
“500 grammi”
“500 grammi… non hai dimenticato niente?”
“No”
“Sicuro? Devi dire chef”
Il concorrente sorride.
“NON RIDERE IN MIA PRESENZA! NON PUOI PORTARMI MEZZO CHILO DI PASTA AGLIO E OLIO, BRUTTO IDIOTA IO TI…”
Lo chef cade a terra colpito alla gola da un unico fendente di un coltello da cucina giapponese da 18 cm. Nello studio si sente un grido di paura, ma parte anche un applauso. Il concorrente pulisce il coltello sul grembiule, poi si mette in favore di telecamera.
“Non sono violento, ma a volte è necessario esserlo. È autodifesa. Compagni, sorelle, fratelli! Oggi dichiariamo la fine di un’epoca oscura, di secoli di catene invisibili che ci hanno oppresso, di gerarchie velenose che hanno diviso gli esseri umani tra padroni e servi. Oggi spezzare queste catene non è più un sogno. È il nostro imperativo, il nostro atto di ribellione finale contro l’ingiustizia e l’autorità che ci schiaccia. Ogni figura che si erge al di sopra di un altro essere per comandarlo è un parassita, un tumore nella carne viva della libertà. Ogni autorità è una gabbia. Ogni gerarchia è un veleno. Dichiaro la fine di ogni forma di dominio! Dichiaro la morte dello Stato e del Capitale! Da domani non esisteranno più prigioni, eserciti, polizia. Da domani non ci saranno più decreti o ordini, né confini, né padroni, né schiavi. Da domani non accetteremo più né obbedienza né sottomissione. È la fine del dominio degli uomini sugli uomini e degli uomini sugli animali.”
Dal fondo dello studio uno dei concorrenti alza la mano.
“Dimmi”
“Vuol dire che non dovremo più cucinare carne?”
“No, da domani tutti vegani. Niente più arrosto di vitello glassato al miele.”
“Posso fare l’arrosto di seitan? Io non l’ho fatto perché avevo paura dello chef”
“Potrai fare quello che vuoi. Perfino il muscolo di grano. Il polpettone di lenticchie. O la bistecca di funghi. Perfino il tofu. Quello che vuoi.”
Il concorrente sorride soddisfatto.
“Il punto è che ci hanno mentito! Hanno cercato di convincerci che senza di loro saremmo nel caos, che avremmo bisogno di chef, re, presidenti e capi per governarci, che la loro mano pesante fosse necessaria per garantire ordine. Ma guardate il loro ordine: un ordine fatto di insulti, guerre, povertà, fame e distruzione. Questo non è ordine. Questo è il loro caos. Il vero ordine nasce dalla libertà. Nasce dalla cooperazione, dalla solidarietà spontanea, dall’aiuto reciproco. Non abbiamo bisogno di loro! Non abbiamo bisogno di leggi imposte con la forza, né di gerarchie che si appropriano del frutto del nostro lavoro. Da oggi decidiamo insieme, da pari, senza capi, senza padroni.”
Dal fondo dello studio un cameraman alza la mano.
“Prego”
“Non potremmo farlo tramite delle riforme?”
“Riforme? No! Questa rivoluzione è totale, senza compromessi. Non accettiamo riforme, non accettiamo trattative, non accettiamo il lento e velenoso compromesso del potere. Non abbiamo bisogno del permesso di nessuno per essere liberi. La libertà non si mendica: si prende! Non aspettate il consenso dei tiranni per rovesciarli. Non aspettate l’autorizzazione delle istituzioni per abbatterle. Le istituzioni muoiono quando smettiamo di obbedire. E oggi noi smettiamo.”
Il cameraman sembra perplesso.
“E il programma? Ora che hai ucciso lo chef come facciamo?”
“Faremo insieme, amico mio. È finita l’era dei tiranni in grembiule, dei despoti che urlano ordini come se il nostro sudore fosse il loro diritto. La cucina non è un campo di battaglia, e noi non siamo soldati al servizio di uno chef che si crede un re. Dichiariamo la fine degli chef autoritari! Basta con i soprusi, basta con il terrore. Non esiste creatività sotto il pugno di ferro, non esiste passione sotto il peso delle gerarchie. La cucina deve essere un luogo di collaborazione, di ispirazione, non una prigione di insulti e paura. Da oggi decidiamo insieme, impariamo l’uno dall’altro, cuciniamo come pari. Il sapore migliore nasce dalla libertà, non dall’autorità! E non dobbiamo più dipendere dai complimenti di uno chef, che sia duro o simpatico. Molti si accontentano quando lo chef è buono e sorride, ma quella è ancora una forma di dipendenza. Un bravo chef è comunque un padrone, un capo che detiene il potere su ciò che cuciniamo, su come ci esprimiamo. Non vogliamo più vivere cercando il consenso di un’autorità, perché il vero valore della cucina sta nell’essere liberi di esprimere la nostra passione senza cercare la grazia di qualcuno che si mette sopra di noi. Da oggi, siamo noi a dare valore al nostro lavoro, e il nostro giudizio è il solo che conta. Non più padroni, solo compagni.”
Il giorno dopo Masterchef diventa uno show antiautoritario. Si apre con i concorrenti che spiegano che cucinare è un atto politico e culturale. Si parla di autogestione alimentare, di combattere lo spreco di cibo, di democratizzare l’accesso al sapere culinario. Non esiste più un vincitore individuale, tutti collaborano al meglio delle proprie possibilità e nessuno viene eliminato. Vengono inventate nuove tradizioni, si improvvisa, si sperimenta. Le ricette sono tutte vegane: l’ultima carne cucinata nella cucina di Masterchef è quella dello chef sgozzato (servito con contorno di barbabietole affumicate). Nella prima puntata i concorrenti devono progettare e preparare un banchetto completo per un campo rom. Decidono collettivamente il menù, si dividono i ruoli e collaborano per preparare i piatti. Durante il servizio parlano con gli ospiti, spiegando le ricette e condividendo storie. Alla fine ballano tutti, ubriachi e soddisfatti.
Tutte le edizioni di Masterchef vengono trasformate e ovunque scompare l’autorità. “Sì chef” viene usato come meme per ricordare ironicamente i tempi bui. Un mese dopo non esistono più la maggior parte degli Stati. Ovunque si fondano comuni autogestite, consigli e assemblee popolari, reti di scambio, collettivi, laboratori, strutture temporanee. Ovunque si sperimenta. Nelle fabbriche e negli uffici prendono il controllo gli operai e gli impiegati. Poliziotti e soldati vengono convertiti in cosplayer, traslocatori, addetti all’attraversamento sulle strisce pedonali, detective di gatti smarriti.
Gli spaghetti aglio e olio vengono preparati in tutte le mense popolari e diventano un simbolo della rivoluzione. A tutti, bambini compresi, viene servita una porzione da 500 grammi. Chi vuole può aggiungere anche peperoncino. O prezzemolo. O salsa di soia. O burro d’arachidi. Nessuno si scandalizza, tutti si divertono.
Con l’eliminazione, per constatata inutilità, dello Stato e del governo, le persone si sentono ancora più libere di drogarsi. Con l’abolizione di leggi oppressive e l’affermazione di una visione collettiva della libertà, l’uso degli psichedelici diventa parte integrante della cultura per espandere la coscienza. Viene promossa l’auto-esplorazione e l’armonia collettiva. I funghi e l’LSD diventano strumenti di riflessione e meditazione, usati per sballarsi ma anche per sperimentare stati di coscienza che favoriscono la connessione universale. Gli allucinogeni vengono utilizzati ovunque per prendere decisioni, favorire empatia e connessione con gli altri (persone, animali, vegetali, minerali), facilitare la risoluzione di conflitti e il superamento di traumi. Gli psichedelici col tempo rafforzano il tessuto sociale, spingendo le comunità a collaborare e prendersi cura del bene comune. Amplificano anche il senso di appartenenza alla natura e l’interconnessione. Le persone, grazie a queste sostanze, sviluppano nuove idee in arte, scienza e tecnologia. Altre semplicemente si sballano e si divertono. Nascono nuovi strani generi musicali e meme sempre più incomprensibili.
Nel giro di sei mesi la rivoluzione si espande ovunque. In tutti i cinque continenti, in tutti i 60 paesi in cui va in onda Masterchef. Ovunque le persone sono finalmente libere e strafatte. Vengono stampati i libri di storia dove si racconta del misterioso concorrente che ha messo fine alla tirannia degli chef. È misterioso perché, dopo quella memorabile puntata, è scomparso e non ha mai parlato di sè. Si dice che queste siano le sue ultime parole, pronunciate mentre lasciava lo studio di Masterchef:
“Io non sono nessuno. E questo è il punto. Non sono un nome, non sono un volto, non sono un eroe. Sono una parte di voi, come voi siete parte di me. Il cambiamento non ha bisogno di leader, né di simboli, né di idoli. Dicono che gli eroi siano necessari, ma gli eroi creano seguaci, e i seguaci ricreano padroni. Io non voglio essere seguito, né ricordato. Non esisto per ispirare, ma per dissolvermi. Il mio nome non conta, perché non c’è un ‘me’. Non sono altro che il riflesso delle vostre lotte, delle vostre speranze. Se cercate un leader, siete ancora prigionieri. Se vedete un’idea e la fate vostra, allora siete liberi. Non chiedetemi chi sono. Chiedete chi siete voi. Perché il futuro non ha bisogno di un nome. Ha bisogno di tutti noi. E buon appetito!”
A un anno dalla messa in onda di quella puntata di Masterchef l’autorità e il Capitale sono ormai dei ricordi di un passato lontano. Elon Musk, spogliato di tutti i suoi beni (ridistribuiti alla collettività) viene spedito da solo su Marte. Gli yacht dei ricchi vengono usati per salvare i migranti in mare o organizzare festini a base di funghi, mdma, ketamina e LSD. Le collezioni d’arte diventano accessibili a tutti. Le limousine vengono usate come navette per collegare i numerosi orti condivisi o in sostituzione degli scuolabus. Jeff Bezos diventa un abilissimo giardiniere di parchi pubblici. In Europa c’è un aumento del 900% delle coppie miste, del 1500% dei vegani e del 3800% della creazione di musica incomprensibile. Non esiste più il concetto di lavoro salariato: ogni individuo contribuisce secondo le proprie capacità, e le risorse vengono distribuite in modo equilibrato tra le persone. Chi vuole, può non lavorare. Le città sono sempre più verdi, ovunque aumenta la biodiversità. Non esiste più il copyright, la cultura è libera, tutto può essere scaricato, riprodotto o remixato: si supera il concetto di proprietà culturale. Le prigioni vengono convertite in discoteche, spazi per rave e festival musicali, rifugi per cinghiali e uccelli e divertenti escape room. Tutte le risorse che prima venivano impegnate nell’esercito vengono trasferite sui progetti di contatto di civiltà extra-terrestri. Milioni di persone un tempo legate all’industria bellica vengono riqualificate nell’ingegneria interstellare, criptografia cosmica (per decifrare messaggi alieni), lingue universali e semiotica extraterrestre. Filosofi e antropologi studiano l’etica del contatto alieno. La preparazione al contatto entra nelle scuole, insegnando pensiero critico, scienza e cosmologia. L’intelligenza artificiale viene usata esclusivamente per l’interpretazione e la creazione di messaggi inter-specie. Ogni settimana si svolgono simulazioni per addestrare squadre di contatto, composte da scienziati, artisti, antropologi, linguisti e psicologi. In tutte le edizioni di Masterchef c’è una puntata speciale dove si preparano ipotetici piatti da servire agli amici alieni. Gli chef devono creare piatti che non solo stupiscano, ma che siano anche comprensibili e appetibili per specie che potrebbero avere biologie e sensi totalmente diversi. Viene preparata una versione speciale degli spaghetti aglio e olio per alieni fotosintetici, e anche una in forma gassosa.
Dopo un anno e mezzo si arresta il riscaldamento globale. In tutto il mondo si festeggia con feste, canti e balli. La notte di Natale, proprio allo scoccare della mezzanotte, arriva finalmente un messaggio alieno. Viene immediatamente distribuito a tutte le comunità di tutto il pianeta. La risposta non viene gestita da una sola autorità (non esistono più), ma da gruppi di persone che condividono il messaggio tramite tecnologie aperte e accessibili a tutti. Nel giro di un mese si elabora una risposta: vengono allegate anche 127 versioni della ricetta degli spaghetti aglio e olio. Gli alieni a sorpresa apprezzano particolarmente le ricette n.18 e n.54 e dichiarano di amare la musica techno. Viene finalmente organizzato l’incontro con il collettivo interplanetario. Come messaggio di benvenuto viene scelto un testo scritto da una task force formata da un gruppo di fattoni e i bambini e le bambine di una quinta elementare. Si parla di fratellanza tra le stelle, amicizia, libertà, interconnessione, dinosauri, patatine fritte e gelati. Viene mostrato agli alieni lo scheletro dello chef sacrificato due anni prima e conservato in uno strampalato museo dell’autorità (simile ai nostri attuali musei della tortura), dove sono esposte anche le statue di cera di governanti, giudici e capi d’azienda. Si apre un’era di festa universale e intergalattica. Gli alieni si nutrono principalmente di spaghetti aglio e olio, anidride carbonica e metano, riducendo ancora di più le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera terrestre. Visitano tutto il pianeta, le città, gli orti, le scuole, le discoteche (ex prigioni), le foreste e anche i paesini di provincia che normalmente non considera nessuno. Il mondo diventa un luogo di scambio e crescita collettiva interplanetaria. Il contatto con gli alieni non porta solo conoscenza, ma anche una nuova percezione di ciò che è possibile quando le divisioni tra le specie vengono abbattute. Nascono religioni che venerano i licheni. Le comunità si evolvono in spazi ancora più inclusivi, con i migranti spaziali che giungono da vari angoli della galassia. Le scuole diventano centri di apprendimento multidimensionale, dove non solo si insegnano scienze, filosofia e arte, ma anche metodi per entrare in sintonia con l’universo, attraverso rituali collettivi, esplorazioni psichedeliche condivise e dialoghi interspaziali. Ci sono le prime coppie miste intergalattiche e i primi meme alieni. Si creano anche orti cosmici, in orbita, dove si coltivano grano, aglio e olive per fare gli spaghetti aglio e olio. Le foreste terrestri, già in recupero grazie agli sforzi di tutta la popolazione globale, iniziano a ospitare specie aliene che, grazie alla loro capacità di adattarsi rapidamente, coesistono con la nostra fauna, creando un ecosistema interplanetario perfetto. La ricerca scientifica prosegue, ma non più con l’idea di dominare l’universo, ma di collaborare con esso. Si esplorano universi paralleli, dimensioni sconosciute, e forme di vita che nessuno aveva mai immaginato. Le tecnologie vengono usate non per distruggere o dominare, ma per creare armonia, per vivere in sintonia con tutto ciò che ci circonda e per creare nuove incredibili droghe. È l’inizio di un ciclo cosmico di pace e amore universale.